Il 15 marzo ci ha lasciat* per la sua ultima ed estrema sperimentazione la pioniera del cinema lesbico, la grande Barbara Hammer, un mito della cinematografia indipendente, maestra di cinema per tutte le generazioni successive.
Indimenticabili e vere e proprie perle cinematografiche sono le sue pellicole sperimentali in 16mm, da Dyketactics (1974) a Nitrate kisses (1992), forse il suo film più bello, recentemente nominato da IndieWire come uno tra i 100 film più belli a regia femminile.
Il sito LESBIANS e la master class The Art of Dying
Voce rivoluzionaria della cultura lesbica, in nome della quale nel 1996, agli albori dello sviluppo di Internet, Barbara Hammer aveva creato il sito chiamato “LESBIANS”, Barbara non poteva lasciarci in silenzio. Tormentata da 13 anni da un cancro iniziato alle ovaie, l’anno scorso ha esorcizzato la propria morte con quanto sapeva fare meglio: una master class performativa, “The Art of Dying” al Whitney Museum of Art di Manhattan. Ed ha usato sempre le immagini, quelle del suo corpo martoriato dalla malattia, per la sua ultima battaglia contro lo Stato di New York per il diritto al suicidio assistito: “Non abbiamo il diritto di scegliere la nostra nascita ma dovremmo poter determinare il momento della nostra morte se lo desideriamo”, ha detto durante la master class al numeroso pubblico presente.
Barbara Hammer e il cinema
Predestinata al cinema fin dalla nascita a Hollywood nel 1939, ha diretto più di 80 opere che sono state proiettate in tutto il mondo nei più prestigiosi Festival internazionali vincendo premi come il Leo Award per l’insostituibile contributo al cinema, lo Shirley Clarke Avant-Garde Filmmaker Award e il Women in Film Award. Protagonista di retrospettive in tutto il mondo, dal Centre Pompidou a Taiwan, a partire dagli anni ’70 con la sua prima opera Schizy (1968) ha scardinato miti sul genere e l’arte della regia diventando l’avanguardia del lesbismo radicale e del cinema con i suoi ritratti del sesso, delle mestruazioni, dell’orgasmo femminile e dell’intero spettro della sensualità, diventando essa stessa un mito che la sua recentissima scomparsa di certo non intaccherà.
Tutto lo staff del Festival MIX Milano si unisce al dolore di sua moglie e trentennale compagna di vita Florrie Burke, ricordando i giorni in cui l’ha ospitata a Milano e tutte le proiezioni a lei dedicate in 32 anni di Festival, l’ultima “Welcome to this house” nel 2016.
Ciao Barbara, siamo cert* che la tua sperimentazione avanguardista continuerà ovunque e comunque.
#MoreLove