Separated they live in Bookmarksgrove right at the coast of the Semantics, a large language ocean. A small river named Duden flows by their place and supplies it with the necessary regelialia.
It is a paradisematic country, in which roasted parts of sentences fly into your mouth. Even the all-powerful Pointing has no control about the blind texts it is an almost unorthographic life One day however a small line of blind text by the name of Lorem Ipsum decided to leave for the far World of Grammar. The Big Oxmox advised her not to do so, because there were thousands of bad Commas, wild Question Marks and devious Semikoli, but the Little Blind Text didn’t listen. She packed her seven versalia, put her initial into the belt and made herself on the way.
But nothing the copy said could convince her
and so it didn’t take long until a few insidious
Copy Writers ambushed her
The Big Oxmox advised her not to do so, because there were thousands of bad Commas, wild Question Marks and devious Semikoli, but the Little Blind Text didn’t listen. She packed her seven versalia, put her initial into the belt and made herself on the way. When she reached the first hills of the Italic Mountains, she had a last view back on the skyline of her hometown Bookmarksgrove, the headline of Alphabet Village and the subline of her own road, the Line Lane. Pityful a rethoric question ran over her cheek, then she continued her way. On her way she met a copy.
Un caso particolarmente eclatante è avvenuto nel 2015, quando il sindaco di Venezia mise al bando una lista di 49 libri dalle scuole dell’infanzia ed elementari della città. Libri come “piccolo blu e piccolo giallo” di Leo Lionni – colpevole di aver generato dall’amicizia dei protagonisti che danno il nome al libro un “piccolo verde” e a catena una serie di mescolanze cromatiche insegnandoci che la valorizzazione delle differenze si può coniugare con un trattamento equo nei confronti di tutt* - sono stati letti con la lente d’ingrandimento complottista che vede solo ciò che vuole: un’ottica che riduce il significato della totalità dei testi.
Nonostante i numerosi sforzi delle crociate anti-gender, il mondo culturale sta producendo sempre più contenuti che non fingono più che certe realtà – come quella LGBTQIA+ - non esistano. E questo avviene anche nei cartoni animati. In Italia, uno tra i paesi principali di importazione dei cartoni giapponesi anime, negli anni le censure sono state numerose, ma ora è giunto il momento per le nuove generazioni di non essere tenute all’oscuro e per noi di vedere finalmente sullo schermo televisivo quell’amore tra Michiru e Haruka, Sailor Neptune e Sailor Uranus, soffocato durante gli anni ’90.
Cartoon Network e Rebecca Sugar: il coraggio di rappresentare
Molteplici case di produzione di cartoni animati hanno aperto le porte a rappresentazioni inedite della comunità LGBTQIA+ e ne hanno fatto un vanto. Se per alcuni episodi si potrebbe trattare di rainbow washing o di tentativi di appropriarsi di risultati di lotte mai combattute per capitalizzarle, questo non è il caso di Cartoon Network.
Nel 2010 Rebecca Sugar, bisessuale e non-binary, entra a far parte della squadra della serie “Adventure Time” e inizia a lavorare per fare in modo che vi sia una maggiore rappresentazione di personaggi LGBTQIA+ in contenuti per un pubblico di ogni età, tra cui i cartoni animati. Ci riesce: nel 2018 le personagge Marceline e Gommarosa vengono confermate come coppia lesbica nella puntata “Vieni insieme a me”.
Ma il suo lavoro di “portare storie LGBT dai margini al mainstream” non si ferma. Nel 2013 nasce “Steven Universe”. Il cartone si concentra sulla bisessualità, sull’attrazione tra persone dello stesso sesso, traumi e consenso. Questo lo rende complesso ma unico nel suo genere. Tra i personaggi da citare ci sono Garnet nata dall’amore tra due gemme, Rubino e Zaffiro, che si presentano come soggetti femminili; Stevonnie, ossia la fusione tra il protagonista Steven e la sua migliore amica Connie, non-binary e intersessuale; Perla, la fedele spadaccina innamorata della sua capitana Quarzo Rosa; e Flourite, rappresentazione del poliamore. Magico è il momento delle nozze tra Rubino e Zaffiro, trasmesso in Italia a novembre 2018, e che ha meritato il premio Outstanding Kids & Family Programming al 30simo GLAAD Media Awards che celebra la rappresentazione della comunità LGBTQIA+ da parte dei media.
Rebecca Sugar venne in Italia a Lucca Comics & Games nel 2019 in occasione della prima italiana di “Steven Universe: il film” e al ringraziamento da parte del pubblico per aver portato alla luce e aver messo al centro personaggi e personagge LGBTQIA+ rispose:
“Questo tipo di lavoro ve lo meritavate già dieci, vent'anni fa!”
Rebecca Sugar
Disney: a piccoli, timidi passi
Situazione diversa è quella di Disney. Nei suoi lungometraggi animati possiamo trovare indizi, strizzate d’occhio o ispirazioni al mondo queer, senza che queste vengano effettivamente approfondite. Spesso ci ritroviamo davanti a personaggi macchietta, come l’adorante Le Tont del prestante Gaston ne “La Bella e la Bestia” (ormai inteso canonicamente omosessuale dopo l’omonimo film del 2017), oppure la comunità LGBTQIA+ viene associata alle personalità cattive della scena, come la strega del mare Ursula ispirata alla leggendaria drag queen Divine ne “La Sirenetta”.

Nel più recente “Onward” appare la poliziotta lesbica o bisessuale Specter che non nasconde di avere una compagna. Non si può non ammettere che sia un inizio di qualcosa, ma è ancora una rappresentazione troppo lontana dal centro.
“Ducktales” invece va nella direzione giusta, soprattutto considerando la presa di posizione dello sceneggiatore e co-produttore esecutivo Frank Angones che ha specificato che non si tratta di un escamotage di rainbow washing ma di volontà di realizzare un mondo ricco e variegato come quello nella realtà. Nell’episodio “Challenge of the Senior Junior Woodchucks!” l’amica Viola di Qui, nei panni di Giovane Marmotta, viene sostenuta durante una competizione tra scout dai suoi due padri, riconoscibili per le loro magliette con delle frecce che indicano il rispettivo compagno e le scritte “Sono con papà”.
Lo stesso si può dire della serie “The Owl House” che mette in scena il timore adolescenziale della strega Amity di dichiarare il proprio amore alla protagonista della serie Luz. La sceneggiatrice bisessuale Dana Terrace, condividendo su Twitter un’immagine dell’episodio “Wing it like witches”, la commentò scrivendo “Non c’è una spiegazione eterosessuale per questo. Non c’è davvero”.
Entrambi i cartoni animati sono stati nominati dai 32simi GLAAD Media Awards per le categorie Outstanding’s Children Programming e Outstanding Kids & Family programming.
Un caso particolarmente eclatante è avvenuto nel 2015, quando il sindaco di Venezia mise al bando una lista di 49 libri dalle scuole dell’infanzia ed elementari della città. Libri come “piccolo blu e piccolo giallo” di Leo Lionni – colpevole di aver generato dall’amicizia dei protagonisti che danno il nome al libro un “piccolo verde” e a catena una serie di mescolanze cromatiche insegnandoci che la valorizzazione delle differenze si può coniugare con un trattamento equo nei confronti di tutt* - sono stati letti con la lente d’ingrandimento complottista che vede solo ciò che vuole: un’ottica che riduce il significato della totalità dei testi.

Nonostante i numerosi sforzi delle crociate anti-gender, il mondo culturale sta producendo sempre più contenuti che non fingono più che certe realtà – come quella LGBTQIA+ - non esistano. E questo avviene anche nei cartoni animati. In Italia, uno tra i paesi principali di importazione dei cartoni giapponesi anime, negli anni le censure sono state numerose, ma ora è giunto il momento per le nuove generazioni di non essere tenute all’oscuro e per noi di vedere finalmente sullo schermo televisivo quell’amore tra Michiru e Haruka, Sailor Neptune e Sailor Uranus, soffocato durante gli anni ’90.
Cartoon Network e Rebecca Sugar: il coraggio di rappresentare
Molteplici case di produzione di cartoni animati hanno aperto le porte a rappresentazioni inedite della comunità LGBTQIA+ e ne hanno fatto un vanto. Se per alcuni episodi si potrebbe trattare di rainbow washing o di tentativi di appropriarsi di risultati di lotte mai combattute per capitalizzarle, questo non è il caso di Cartoon Network.

Nel 2010 Rebecca Sugar, bisessuale e non-binary, entra a far parte della squadra della serie “Adventure Time” e inizia a lavorare per fare in modo che vi sia una maggiore rappresentazione di personaggi LGBTQIA+ in contenuti per un pubblico di ogni età, tra cui i cartoni animati. Ci riesce: nel 2018 le personagge Marceline e Gommarosa vengono confermate come coppia lesbica nella puntata “Vieni insieme a me”.
Ma il suo lavoro di “portare storie LGBT dai margini al mainstream” non si ferma. Nel 2013 nasce “Steven Universe”. Il cartone si concentra sulla bisessualità, sull’attrazione tra persone dello stesso sesso, traumi e consenso. Questo lo rende complesso ma unico nel suo genere. Tra i personaggi da citare ci sono Garnet nata dall’amore tra due gemme, Rubino e Zaffiro, che si presentano come soggetti femminili; Stevonnie, ossia la fusione tra il protagonista Steven e la sua migliore amica Connie, non-binary e intersessuale; Perla, la fedele spadaccina innamorata della sua capitana Quarzo Rosa; e Flourite, rappresentazione del poliamore. Magico è il momento delle nozze tra Rubino e Zaffiro, trasmesso in Italia a novembre 2018, e che ha meritato il premio Outstanding Kids & Family Programming al 30simo GLAAD Media Awards che celebra la rappresentazione della comunità LGBTQIA+ da parte dei media.
Rebecca Sugar venne in Italia a Lucca Comics & Games nel 2019 in occasione della prima italiana di “Steven Universe: il film” e al ringraziamento da parte del pubblico per aver portato alla luce e aver messo al centro personaggi e personagge LGBTQIA+ rispose:
“Questo tipo di lavoro ve lo meritavate già dieci, vent'anni fa!”
Rebecca Sugar
Disney: a piccoli, timidi passi
Situazione diversa è quella di Disney. Nei suoi lungometraggi animati possiamo trovare indizi, strizzate d’occhio o ispirazioni al mondo queer, senza che queste vengano effettivamente approfondite. Spesso ci ritroviamo davanti a personaggi macchietta, come l’adorante Le Tont del prestante Gaston ne “La Bella e la Bestia” (ormai inteso canonicamente omosessuale dopo l’omonimo film del 2017), oppure la comunità LGBTQIA+ viene associata alle personalità cattive della scena, come la strega del mare Ursula ispirata alla leggendaria drag queen Divine ne “La Sirenetta”.

Nel più recente “Onward” appare la poliziotta lesbica o bisessuale Specter che non nasconde di avere una compagna. Non si può non ammettere che sia un inizio di qualcosa, ma è ancora una rappresentazione troppo lontana dal centro.
“Ducktales” invece va nella direzione giusta, soprattutto considerando la presa di posizione dello sceneggiatore e co-produttore esecutivo Frank Angones che ha specificato che non si tratta di un escamotage di rainbow washing ma di volontà di realizzare un mondo ricco e variegato come quello nella realtà. Nell’episodio “Challenge of the Senior Junior Woodchucks!” l’amica Viola di Qui, nei panni di Giovane Marmotta, viene sostenuta durante una competizione tra scout dai suoi due padri, riconoscibili per le loro magliette con delle frecce che indicano il rispettivo compagno e le scritte “Sono con papà”.
Lo stesso si può dire della serie “The Owl House” che mette in scena il timore adolescenziale della strega Amity di dichiarare il proprio amore alla protagonista della serie Luz. La sceneggiatrice bisessuale Dana Terrace, condividendo su Twitter un’immagine dell’episodio “Wing it like witches”, rispose a un commento esplicitando che non ci fosse una spiegazione eterosessuale per quello che stava accadendo sullo schermo.
Entrambi i cartoni animati sono stati nominati dai 32simi GLAAD Media Awards per le categorie Outstanding’s Children Programming e Outstanding Kids & Family programming.
Un caso particolarmente eclatante è avvenuto nel 2015, quando il sindaco di Venezia mise al bando una lista di 49 libri dalle scuole dell’infanzia ed elementari della città. Libri come “piccolo blu e piccolo giallo” di Leo Lionni – colpevole di aver generato dall’amicizia dei protagonisti che danno il nome al libro un “piccolo verde” e a catena una serie di mescolanze cromatiche insegnandoci che la valorizzazione delle differenze si può coniugare con un trattamento equo nei confronti di tutt* - sono stati letti con la lente d’ingrandimento complottista che vede solo ciò che vuole: un’ottica che riduce il significato della totalità dei testi.

Nonostante i numerosi sforzi delle crociate anti-gender, il mondo culturale sta producendo sempre più contenuti che non fingono più che certe realtà – come quella LGBTQIA+ - non esistano. E questo avviene anche nei cartoni animati. In Italia, uno tra i paesi principali di importazione dei cartoni giapponesi anime, negli anni le censure sono state numerose, ma ora è giunto il momento per le nuove generazioni di non essere tenute all’oscuro e per noi di vedere finalmente sullo schermo televisivo quell’amore tra Michiru e Haruka, Sailor Neptune e Sailor Uranus, soffocato durante gli anni ’90.
Cartoon Network e Rebecca Sugar: il coraggio di rappresentare
Molteplici case di produzione di cartoni animati hanno aperto le porte a rappresentazioni inedite della comunità LGBTQIA+ e ne hanno fatto un vanto. Se per alcuni episodi si potrebbe trattare di rainbow washing o di tentativi di appropriarsi di risultati di lotte mai combattute per capitalizzarle, questo non è il caso di Cartoon Network.

Nel 2010 Rebecca Sugar, bisessuale e non-binary, entra a far parte della squadra della serie “Adventure Time” e inizia a lavorare per fare in modo che vi sia una maggiore rappresentazione di personaggi LGBTQIA+ in contenuti per un pubblico di ogni età, tra cui i cartoni animati. Ci riesce: nel 2018 le personagge Marceline e Gommarosa vengono confermate come coppia lesbica nella puntata “Vieni insieme a me”.
Ma il suo lavoro di “portare storie LGBT dai margini al mainstream” non si ferma. Nel 2013 nasce “Steven Universe”. Il cartone si concentra sulla bisessualità, sull’attrazione tra persone dello stesso sesso, traumi e consenso. Questo lo rende complesso ma unico nel suo genere. Tra i personaggi da citare ci sono Garnet nata dall’amore tra due gemme, Rubino e Zaffiro, che si presentano come soggetti femminili; Stevonnie, ossia la fusione tra il protagonista Steven e la sua migliore amica Connie, non-binary e intersessuale; Perla, la fedele spadaccina innamorata della sua capitana Quarzo Rosa; e Flourite, rappresentazione del poliamore. Magico è il momento delle nozze tra Rubino e Zaffiro, trasmesso in Italia a novembre 2018, e che ha meritato il premio Outstanding Kids & Family Programming al 30simo GLAAD Media Awards che celebra la rappresentazione della comunità LGBTQIA+ da parte dei media.
Rebecca Sugar venne in Italia a Lucca Comics & Games nel 2019 in occasione della prima italiana di “Steven Universe: il film” e al ringraziamento da parte del pubblico per aver portato alla luce e aver messo al centro personaggi e personagge LGBTQIA+ rispose:
“Questo tipo di lavoro ve lo meritavate già dieci, vent'anni fa!”
Rebecca Sugar
Disney: a piccoli, timidi passi
Situazione diversa è quella di Disney. Nei suoi lungometraggi animati possiamo trovare indizi, strizzate d’occhio o ispirazioni al mondo queer, senza che queste vengano effettivamente approfondite. Spesso ci ritroviamo davanti a personaggi macchietta, come l’adorante Le Tont del prestante Gaston ne “La Bella e la Bestia” (ormai inteso canonicamente omosessuale dopo l’omonimo film del 2017), oppure la comunità LGBTQIA+ viene associata alle personalità cattive della scena, come la strega del mare Ursula ispirata alla leggendaria drag queen Divine ne “La Sirenetta”.

Nel più recente “Onward” appare la poliziotta lesbica o bisessuale Specter che non nasconde di avere una compagna. Non si può non ammettere che sia un inizio di qualcosa, ma è ancora una rappresentazione troppo lontana dal centro.
“Ducktales” invece va nella direzione giusta, soprattutto considerando la presa di posizione dello sceneggiatore e co-produttore esecutivo Frank Angones che ha specificato che non si tratta di un escamotage di rainbow washing ma di volontà di realizzare un mondo ricco e variegato come quello nella realtà. Nell’episodio “Challenge of the Senior Junior Woodchucks!” l’amica Viola di Qui, nei panni di Giovane Marmotta, viene sostenuta durante una competizione tra scout dai suoi due padri, riconoscibili per le loro magliette con delle frecce che indicano il rispettivo compagno e le scritte “Sono con papà”.
Lo stesso si può dire della serie “The Owl House” che mette in scena il timore adolescenziale della strega Amity di dichiarare il proprio amore alla protagonista della serie Luz. La sceneggiatrice bisessuale Dana Terrace, condividendo su Twitter un’immagine dell’episodio “Wing it like witches”, rispose a un commento esplicitando che non ci fosse una spiegazione eterosessuale per quello che stava accadendo sullo schermo.
Entrambi i cartoni animati sono stati nominati dai 32simi GLAAD Media Awards per le categorie Outstanding’s Children Programming e Outstanding Kids & Family programming.
Un caso particolarmente eclatante è avvenuto nel 2015, quando il sindaco di Venezia mise al bando una lista di 49 libri dalle scuole dell’infanzia ed elementari della città. Libri come “piccolo blu e piccolo giallo” di Leo Lionni – colpevole di aver generato dall’amicizia dei protagonisti che danno il nome al libro un “piccolo verde” e a catena una serie di mescolanze cromatiche insegnandoci che la valorizzazione delle differenze si può coniugare con un trattamento equo nei confronti di tutt* - sono stati letti con la lente d’ingrandimento complottista che vede solo ciò che vuole: un’ottica che riduce il significato della totalità dei testi.
Nonostante i numerosi sforzi delle crociate anti-gender, il mondo culturale sta producendo sempre più contenuti che non fingono più che certe realtà – come quella LGBTQIA+ - non esistano. E questo avviene anche nei cartoni animati. In Italia, uno tra i paesi principali di importazione dei cartoni giapponesi anime, negli anni le censure sono state numerose, ma ora è giunto il momento per le nuove generazioni di non essere tenute all’oscuro e per noi di vedere finalmente sullo schermo televisivo quell’amore tra Michiru e Haruka, Sailor Neptune e Sailor Uranus, soffocato durante gli anni ’90.
Cartoon Network e Rebecca Sugar: il coraggio di rappresentare
Molteplici case di produzione di cartoni animati hanno aperto le porte a rappresentazioni inedite della comunità LGBTQIA+ e ne hanno fatto un vanto. Se per alcuni episodi si potrebbe trattare di rainbow washing o di tentativi di appropriarsi di risultati di lotte mai combattute per capitalizzarle, questo non è il caso di Cartoon Network.
Nel 2010 Rebecca Sugar, bisessuale e non-binary, entra a far parte della squadra della serie “Adventure Time” e inizia a lavorare per fare in modo che vi sia una maggiore rappresentazione di personaggi LGBTQIA+ in contenuti per un pubblico di ogni età, tra cui i cartoni animati. Ci riesce: nel 2018 le personagge Marceline e Gommarosa vengono confermate come coppia lesbica nella puntata “Vieni insieme a me”.
Ma il suo lavoro di “portare storie LGBT dai margini al mainstream” non si ferma. Nel 2013 nasce “Steven Universe”. Il cartone si concentra sulla bisessualità, sull’attrazione tra persone dello stesso sesso, traumi e consenso. Questo lo rende complesso ma unico nel suo genere. Tra i personaggi da citare ci sono Garnet nata dall’amore tra due gemme, Rubino e Zaffiro, che si presentano come soggetti femminili; Stevonnie, ossia la fusione tra il protagonista Steven e la sua migliore amica Connie, non-binary e intersessuale; Perla, la fedele spadaccina innamorata della sua capitana Quarzo Rosa; e Flourite, rappresentazione del poliamore. Magico è il momento delle nozze tra Rubino e Zaffiro, trasmesso in Italia a novembre 2018, e che ha meritato il premio Outstanding Kids & Family Programming al 30simo GLAAD Media Awards che celebra la rappresentazione della comunità LGBTQIA+ da parte dei media.
Rebecca Sugar venne in Italia a Lucca Comics & Games nel 2019 in occasione della prima italiana di “Steven Universe: il film” e al ringraziamento da parte del pubblico per aver portato alla luce e aver messo al centro personaggi e personagge LGBTQIA+ rispose:
“Questo tipo di lavoro ve lo meritavate già dieci, vent'anni fa!”
Rebecca sugar
Il dibattito in Italia
L’Italia è un paese in cui la violenza contro le persone lgbtq+ è ancora quotidiana, spesso gratuita e ancora più spesso impunita. Recentemente la Camera dei Deputati ha approvato la proposta di legge Zan, una proposta di legge che estende la legge Mancino a comportamenti omolesbobitransfobici, misogini e abilisti, punendo penalmente le violenze fisiche e verbali dettate da tali pregiudizi. Tuttavia, non stappiamo ancora quella bottiglia di champagne finché non verrà approvata anche dal Senato, cosa che non è affatto scontata. E la nostra bottiglia è già una gran riserva, dato che questa legge aspetta di essere approvata da oltre vent’anni.
Rappresentazioni appiattite
Il dibattito intorno alla legge Zan - soprattutto con riferimento al tema della identità di genere, ma pensiamo anche a quello della libertà di espressione - non ci ha necessariamente sorpres*. E ciò poiché, occupandoci di cinema, di narrazioni e di immaginari, sappiamo bene che la nostra società fa colazione con caffè e pregiudizi. Se la comunità, o per meglio dire le comunità, lbgtq+ vengono rappresentate nella narrazione mainstream in modo bidimensionale, appiattite all’interno di cliché familiari e rassicuranti (o spesso volutamente tragici), e raccontate solo in base a quella caratteristica che le rende diverse dalla maggioranza - il nostro essere queer, appunto - è chiaro che quel pregiudizio rimarrà sempre sullo stomaco.[/vc_column_text][divider line_type="No Line" custom_height="30"][vc_column_text css_animation="fadeInUp"]Accenni di speranza
Fortunatamente il racconto attorno all’identità trans si è di recente arricchito di sfumature, ma la strada è ancora tutta in salita. Oggi ci sono divers* brav* attori e attrici trans, ma noi stiamo ancora aspettando un film il/la cui regista sia una persona trans; ed troppo facile pensare alle registe di "Matrix"! La rappresentazione mediatica delle persone trans è tuttora stereotipata e vista dalla prospettiva di secoli di privilegio delle categorie dominanti. Come emerge dal documentario “Disclosure”, co-prodotto da Laverne Cox e diventato immediatamente un riferimento per fare una sintesi franca e onesta della rappresentazione delle persone trans nei media, pregiudizi e stereotipi si nutrono gli uni degli altri. Per esempio le donne trans sono più presenti sullo schermo rispetto agli uomini trans, con i loro corpi spettacolari, statuari, iper-sessualizzati: mercificati, perché questo continua ad essere il destino del corpo delle donne. I corpi non conformi, invece, non sono ammissibili nei film per famiglie.
Qualche film passato al Festival MIX Milano
Noi del Festival MIX Milano abbiamo questo obiettivo ben chiaro, e continueremo a cercare e proporvi film che restituiscano la ricchezza e la diversità, che fuggano l’appiattimento e raccontino storie inaspettate. Ecco una carrellata dei film (ma ci sarebbero anche molti cortometraggi) che abbiamo proposto nelle ultime cinque edizioni del nostro Festival e che raccontano mondi o personagg* transgender: se ancora non li avete visti, il consiglio è quello di recuperarli e onorare così, aprendo ancora di più gli occhi, la memoria delle tante vittime, spesso dimenticate, di un odio sempre senza senso.2020 #LoveTogether #34FestivalMIXMilano
“Port Authority”, Danielle Lessovitz - lungometraggio2019 #LoveRiot #33FestivalMIXMilano
“Greta”, Armando Praça - lungometraggio “XY Chelsea”, Tim Travers Hawkins - documentario “Un uomo con la T maiuscola”, Francesco Cicconetti - documentario2018 #MoreLove #32FestivalMIXMilano
“Bixa Travesty”, Claudia Priscilla & Kiko Goifman - lungometraggio “Venus”, Eisha Marjara - lungometraggio “Marylin”, Martín Rodríguez Redondo - lungometraggio2017 #MoreLove #31FestivalMIXMilano
“Atopos, Generi Teatranti”, Alberto Amoretti - documentario2016 #MoreLove #30FestivalMIXMilano
“Kiki”, Sara Jordenö - lungometraggio “La donna pipistrello”, Matteo Tortora - documentario “Tangerine”, Sean Baker - lungometraggio[/vc_column_text][vc_column_text css_animation="fadeInUp"]Articolo realizzato da Priscilla Robledo.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]" class="pretty_photo">Separated they live in Bookmarksgrove right at the coast of the Semantics, a large language ocean. A small river named Duden flows by their place and supplies it with the necessary regelialia. It is a paradisematic country, in which roasted parts of sentences fly into your mouth. Even the all-powerful Pointing has no control about the blind texts it is an almost unorthographic life One day however a small line of blind text by the name of Lorem Ipsum decided to leave for the far World of Grammar.
The Big Oxmox advised her not to do so, because there were thousands of bad Commas, wild Question Marks and devious Semikoli, but the Little Blind Text didn’t listen. She packed her seven versalia, put her initial into the belt and made herself on the way. l using her.Far far away, behind the word mountains, far from the countries Vokalia and Consonantia, there live the blind texts. Separated they live in Bookmarksgrove right at the coast of the Semantics, a large language ocean. A small river named Duden flows by their place and supplies it with the necessary regelialia.