Lecite/Visioni: Le NoChoice a un Festival necessario - MiX Festival Internazionale di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer

Le visioni che il Festival Lecite/Visioni propone da 7 anni restano “illecite”. Questo nonostante nel 2017 la Direzione abbia deciso di cambiarne il nome dell’evento a “lecite” per onorare la regolamentazione delle Unioni Civili tra persone dello stesso sesso come un primo punto istituzionale a nostro favore. È poi tutt’altro discorso se quello sia davvero un primo punto o un semplice timido mezzo passo in avanti.

Per noi, comunque, queste visioni restano illecite perché siamo ben lontan* da assistere a spettacoli realmente consentiti dalla norma morale o religiosa vigente. E per fortuna!

La proposta “sui generis” de Le NoChoice

Se fossero visioni davvero lecite forse non avremmo assistito a una performance come “DILEMMI – stalking e altre storie assurde” di Federica Tuzi e Merel Van Dijk. Il duo italo-olandese Le NoChoice mette in scena una proposta “sui generis” che difficilmente può essere etichettata secondo i consueti canoni teatrali: non è proprio RAP ma non è nemmeno un insieme di monologhi, non è un concerto né una semplice performance musicale, non è cabaret o teatro canzone.

O magari, è tutto questo e qualcos’altro ancora. L’unica cosa certa è che si viene rapit* dal primo minuto all’ultimo grazie alla presenza scenica di Federica e Merel, perché anche questo è un po’ “sui generis”. Non c’è una front-woman definita: lo sono entrambe in un equilibrio perfetto di virtuosismi musicali e vocali e di intensità espressiva.

Una poliedrica Federica

Non conosco la biografia di Merel – e me ne dispiaccio – mentre conosco bene quella di Federica. La prima immagine di lei che ho nella mente è nel sole della Roma del WorldPride 2000. Era una giovane Federica: maglietta rossa e jeans mentre correva da un estremo all’altro di quell’immenso corteo. Giovane ma tosta fin da allora, attivista ieri come oggi anche se alla militanza associativa ha preferito quella creativa, non solo con Le NoChoice: Federica è scrittrice, film-maker, scultrice, sceneggiatrice… È un mondo intero e non credo ami molto le definizioni ma tutto quello che fa, non lo fa per caso ed infatti le riesce molto bene.

Un perfetto connubio tra parole e musica

Ho seguito il percorso de Le NoChoice fin dal principio ma lo spettacolo di ieri sera ha dimostrato a me e al folto pubblico presente che il livello della loro messa in scena migliora di anno in anno. Sempre più belli i testi di Federica, sempre più brava e intensa Merel nel cantare, interpretare e suonare. Ho riso e mi sono commossa, ho pensato e mi sono emozionata al punto che è difficile citare qualcosa in particolare della loro esibizione.

O forse sì: splendidamente messo in musica e cantato da una Merel che non ci ha fatto rimpiangere i vocalizzi della Patty nazional-popolare, mi piace citare il racconto dello stalking di Federica a Patty Pravo. Non solo perché è divertente ma perché tocca in maniera dissacrante – e purtroppo realistica – una delle icone della cultura LGBTQI* nostrana e lo fa con un’intelligenza malinconica e dissacrante che è raro trovare oggi nel movimento.

Oppure la storia di una timida e sovrappeso giovane Federica che diventa la donna di fascino che è oggi per poi riscoprire quasi con nostalgia proprio quella giovane che con vergogna aveva messo in cantina. Un racconto candido e sofferto, metafora di un edonismo sempre più diffuso che soffoca tante e tanti di noi fino a farci dimenticare quanto solo il nostro essere “illecit*” può farci crescere e sopravvivere nel momento di recrudescenza catto-fascio-leghista che sta vivendo la nostra società.

Insomma, ormai l’avrete capito: lo spettacolo di ieri sera mi ha rapita al di là di qualche pausa ed esitazione di troppo in una regia quasi perfetta.

Le donne baciano meglio

Scoprire di essere lesbica a 33 anni è una bellissima consapevolezza raggiunta affrontando con inaspettata determinazione e forza il conflitto interiore, l’omofobia propria e degli altri. Di questa battaglia, ci racconta con ironia, emozione, profondità, Barbara Moselli nel suo monologo autobiografico.

Attraverso la narrazione del suo percorso, intercetta esperienze, situazioni e difficoltà che appartengono a tutte le donne lesbiche. Ci dice, con forza ed emozione, che senza un profondo e amorevole contatto con se stessi, è impossibile essere felici, avere relazioni intime, amare ed essere amati.

Il coming out è importante, perché il sentimento di autostima ha bisogno di essere nutrito dal sincero riconoscimento degli altri di ciò che siamo, della nostra piena identità che comprende anche essere lesbiche. In mancanza di questo, prevale la ricerca di conferma narcisistica che non può portare alla costruzione di una relazione d’amore.

É la realizzazione di sè la posta in gioco e Barbara, alla fine, sprigiona gioia e commozione annunciando la sua vittoria, la possibilità di vivere e realizzarsi.

Elena Clemente

Abbiamo bisogno di più (il)lecite/visioni

E allora facciamo tutti e tutte in modo che, a dispetto di tutte le difficoltà – e credetemi, sono tante – che attanagliano organizzatori e organizzatrici di eventi come questo, un Festival come (il)lecite/visioni sopravviva e cresca anno dopo anno. Ne abbiamo bisogno più di quanto pensiamo. È necessario, ora come ieri e sempre più domani.

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