
Love Potion
MILANO. GIUGNO. Solstizio d’estate. Sul tronco di un albero brilla un oggetto, forma sinuosa verde smeraldo. È una miscela densa e lucida. È una miscela magica. Una pozione di film inediti, di pagine di libri, di parole di teatro e di suoni di elettronica. È la love potion. Liturgia laica del cinema, rito pagano della musica.
Ci trovate dentro gli intrecci sentimentali imprevedibili di Plein Sud. Il ribaltamento del complesso edipico freudiano di J’ai Tué ma Mère. I misteri dei diari di Anne Lister, lontana parente delle Sorelle Brontë. Le sfide genetiche e intersessuali de la Boyita. El cuarto, in una Montevideo inaspettatamente liberal. I bronzi di Rio Joao Gabriel Vas concelloes e Rafel Cardoso, che From beginning to end diffondono una luce sovrannaturale. Gli incubi, i sogni, le follie e la saggezza di Uncle David. Gli scenari
bucolici della campagna basca, teatro tragico della vita contadina di Ander. Un Big Gay Musical, genesi biblica di Adam & Steve, tra angeli piumati, pettorali sudati e can can sincronizzati. Redwoods e un pizzico d’amore strappalacrime. L’arbre, la forêt e i ricordi di Frédérick, deportato dai nazisti a Schirmeck. Il mammismo italiano che incontra il matriarcato ebraico al grido di Oy vey, my son is gay! Le copie in 35 mm di Salò e Ultimo Tango a Pa rigi spiegate dalle parole esperte del professor Ta tti Sanguineti, a quarant’anni dall’offesa al buon costume e vilipendio alla religione. E fra le luci acide lisergiche di Howl il sorriso di James Franco, inno alla libertà.
Ho visto le migliori menti della mia generazione marcire in un benessere di egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo moralista, coazione conformista. In questo mondo colpevole, che solo compra e disprezza, il più colpevole son io, inaridito dall’amarezza.
Durante le prove per la Plastic Dream Machine abbiamo sentito urlare. Forse Ginsberg. Forse Pasolini. Probabilmente un sogno.
Giampaolo Marzi