Un@ non &sclude l’altr@
Proposte per un festival di inclusione
Dai tempi della deriva geologica dei continenti, forse il più grande scontro fra le civiltà è stata l’invasione delle Americhe da parte degli europei: secondo il gesuita Bartolomé De Las Casas nei soli primi 50 anni dalla scoperta del nuovo continente i conquistadores trucidarono più di 50 milioni di nativi, portando al collasso le secolari civiltà di un intero continente.
“[a causa delle stragi] e della devastazione delle terre più di trenta altre isole nelle vicinanze di San Juan sono oggi per la maggior parte e per lo stesso motivo spopolate.”
Cosa sarebbe oggi il mondo se ci fosse stato un incontro anziché uno scontro? Se due civiltà così diverse avessero trovato il coraggio e lo spazio per convivere e fecondarsi? Quante nuove città fiorenti e multiculturali? Quante New York, Xian, Babilonia, San Francisco, Istanbul, Roma antica?
La storia ci insegna che il nostro comportamento verso il prossimo non è predeterminato: possiamo ucciderci o amarci, a volte tutte e due le cose. È solo la cultura che può darci gli strumenti per accettare o rifiutare l’altro da noi, per decidere se crescere con lui o giocare al darwinismo sociale più selvaggio.
Roma nacque integrando diverse culture italiche in lotta da secoli e fondando una nuova civiltà, che esaltava il ruolo del cittadino piuttosto che quello della stirpe; una repubblica basata sul confronto delle fazioni interne e dall’incontro, spesso violento, ma mai distruttivo, con le culture estranee. L’eredità di una convivenza basata sulle regole dello stato di diritto è così potente da gonfiare ancora le vene delle democrazie in tutto il mondo.
“Finita la storia”, come diceva il politologo Francis Fukuyama, a causa della crisi delle ideologie e delle cortine novecentesche, i continenti hanno ricominciato a muoversi: la sfida attuale è spingere il movimento verso un incontro piuttosto che verso l’ennesimo, e forse ultimo, scontro.
Ogni incontro tra persone oltre che un confronto fra culture ed esperienze è un incontro tra identità. Definirsi, conoscendosi e facendosi ri-conoscere da chi è altr@ da noi, è il primo passo per entrare in contatto, il punto di partenza di un percorso parallelo nel quale l’identità dell’UN@ non nega quella dell’ALTR@, ma anzi va a costruirne il complementare. All’interno di questa danza rituale dell’incontro, che ci permette di non scannarci col nostro prossimo nella nostra quotidianità e nel nostro scorrere nella storia, il mostrare una sola identità è riduttivo. Sia per la completezza e la veridicità della nostra rappresentazione nel mondo, sia per la ricchezza e l’autenticità del rapporto con l’altr@.
La chiave di volta della 32^ edizione del Festival MIX di Milano è una banale ma eloquente congiunzione: “&”, il logogramma che rappresenta l’ et latino e che nel corso dei secoli ha rappresentato la concatenazione di due cose che rimangono dis-unite e distinte. Un simbolo che sintetizza l’idea dell’affiancamento di molteplici identità senza che una entri in conflitto con le altre. In questo festival non hanno spazio le “o” escludenti, o i “ma” ipocriti. La nostra quotidianità è già troppo impregnata di divisioni, di aut aut e di prese di distanza “ok froci: ma a casa loro…!”
Il festival di culture LGBT + è un luogo privilegiato dove le nostre molteplici identità mostrano come convivere. Così come diverse caratteristiche apparentemente discordanti possono coabitare nella stessa persona, costruendone la ricchezza, allo stesso modo una comunità si alimenta delle proprie differenti componenti.
Rivendicare il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere non sminuisce la complessità di un essere umano: dire “sono gay” o “sono lesbica” o “sono trans” non è una riduzione della sfaccettata individualità di una persona, bensì un dato che si affianca a una miriade di dati altrettanto importanti. Si può essere “gay & padre” “lesbica & musulmana” “transgender & militare” “bisessuale & sposata” “asessuale & fidanzato” “eterosessuale & curioso – friendly”: nessuna combinazione ci deve sorprendere o spaventare.
Così come non ci deve spaventare l’idea di lottare per i diritti nostri & altrui, la minoranza “comunità LGBT + ”, una volta vinte le proprie battaglie, non dovrà adagiarsi conformisticamente sugli allori, ma combattere anche per i diritti delle altre minoranze & per le altre comunità i cui diritti non sono ancora del tutto riconosciuti. La storica lotta per la visibilità LGBT + non deve tradursi in aspirazione all’omologazione. Non vogliamo essere integrati per sentirci in diritto di discriminare a nostra volta. Il vero traguardo è quello di vivere in una società plurale in cui ogni “&” abbia cittadinanza.
#MORELOVE & #CINEMALGBT+
GAYSTATALE & FESTIVALMIXMILANO
con l’amorevole aiuto di Nicola Ludwig
21-24 giugno
Piccolo Teatro Strehler / Teatro Studio Melato