Ho letto esterrefatta l’ articolo del Prof. Paolo Ercolani sul degrado della sinistra italiana pubblicato il 10 marzo su “il Fatto Quotidiano” .
Dire cosa mi ha dato più fastidio è difficile e quindi, cercando nella società sub-umana (ovvero Google – cito liberamente dal titolo di un libro di Ercolani), ho provato a capire quale fosse il suo orientamento politico perché per me – e spero per tanti e tante – avere un orientamento di destra o sinistra fa ancora la differenza . Quello che ho trovato è controverso: dalla collaborazione con l’Espresso agli articoli a lui favorevoli di una testata come “il Resto del Carlino”, quando il Prof. Ercolani ha fatto ricorso (perdendo) al TAR per non aver vinto il concorso come ricercatore all’Università di Urbino.
Una cosa è certa…
Sospetto fortemente però che, di sinistra o di destra, il Prof. Ercolani è un sessista e un omofobo . Solo un maschio eterosessuale bianco (mi scuso per questo “outing” sulle sue preferenze sessuali) poteva irridere alla questione “direttore/direttrice” scatenata dalle incaute parole di Beatrice Venezi . Definire in maniera irriverente “dubbio amletico” una becera esternazione di sessismo interiorizzato, non solo è dimostrazione di un livello di sessismo ormai inconcepibile nel 2021 ma rappresenta anche la cancellazione di anni di lotta e di approfondimenti filosofici, sintattici e semantici portati avanti da ben più blasonate rappresentanti della sua categoria professionale.
E non basta aver scritto “Contro le donne. Storia e critica del più antico pregiudizio”. O magari basta: anche se il Prof. Ercolani in uno dei suoi profili lo auto-considera tra i libri “di rilievo nazionale e internazionale”, confesso di non averlo letto e di certo non lo leggerò in base a un principio per me rilevante: “la parola sulle donne alle donne” (anche se di Beatrice Venezi ce ne sono ancora troppe!). Faccio ovviamente delle eccezioni per quei (pochi) illuminati uomini che parlano di donne perché si confrontano costantemente con loro ma, vedendo la composizione quasi “all-men” (una sola donna su 18 fondatori) del suo osservatorio filosofico “Filosofia in movimento” , ho l’impressione che non sia proprio il suo caso.
Perché quel “sic”?
Sarei poi lieta di approfondire il significato di “(sic)” in una delle frasi dell’articolo: “… sull’altissimo valore simbolico e perfino culturale (sic) delle esibizioni gender-fluid messe in campo da un Festival di Sanremo …” . Non serve (o forse sì?) rivedere sul vocabolario cosa significa inserire “(sic)” dopo un aggettivo come “culturale”. Per quel “(sic)” il sospetto che il Prof. Ercolani sia sicuramente omofobo aumenta e di molto. Sono però perplessa sul motivo preciso per cui l’ha utilizzato: non ha gradito quelle particolari “esibizioni” (altra parola il cui utilizzo porterebbe a opportune riflessioni) presupponendo di avere qualità di alto conoscitore del genere musicale e performativo o non ritiene tutte le “esibizioni” gender-fluid di valore culturale? Sta negando in toto il grande contributo dato alla cultura italiana dalla comunità LGBTQ+ negli ultimi secoli (facciamo anche gli ultimi 21 secoli!) o appartiene alla categoria “si-sa-che-in-quell’ambiente-sono-tutti-froci-ma-almeno-non-lo-dicano-in-giro-per-non-finire-massacrati-all’idroscalo-di-ostia”?
Non commento invece tutte le affermazioni fatte sulla sinistra italiana: come detto, non ho capito l’orientamento politico del Prof. Ercolani e quindi non so se sta semplicemente parlando di se stesso in terza persona – ottimo espediente per evitare di fare autocritica – o se critica qualcosa che ritiene “altro da sé”.
Per concludere, se proprio il Prof. Ercolani vuole svilire caratteristiche fisiche o professionali come i nani e le ballerine, lo inviterei per una prossima volta a usare “nane e ballerini” . Magari questo stimolerà più approfondite riflessioni in chi come Paolo Ercolani insegna (sic) filosofia alle nostre future generazioni .